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Segnalato da: laRepubblica, IlGiornale, Salute33, ForumSalute.it
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Osteonecrosi Ginocchio: cos'è e come curare l'infarto al ginocchio?


Cos'è la necrosi al ginocchio?


L’osteonecrosi al ginocchio, conosciuta anche come “infarto osseo del ginocchio”, è una patologia caratterizzata dalla morte di una porzione dell’osso a causa di un insufficiente apporto di sangue. Questo processo porta a un progressivo indebolimento della struttura ossea, la quale può collassare e danneggiare anche la cartilagine sovrastante, causando dolore e difficoltà motorie.


La malattia interessa più frequentemente il condilo femorale mediale ma può colpire anche altre aree dell’articolazione. Se non trattata, l'osteonecrosi può evolvere in artrosi secondaria, rendendo necessarie terapie chirurgiche come la protesi al ginocchio. Per questo motivo la diagnosi precoce è fondamentale.


osteonecrosi ginocchio


Quali sono i sintomi di un infarto al ginocchio?


I sintomi dell’osteonecrosi del ginocchio variano in base allo stadio della malattia. Nelle fasi iniziali il dolore, che tende a concentrarsi nella parte interna del ginocchio, può essere lieve e comparire solo durante i movimenti o l’attività fisica. Con il progredire della necrosi, il dolore diventa più intenso, costante e può persistere anche a riposo o durante la notte. Oltre al dolore, i pazienti riferiscono:


  • Rigidità articolare;
  • Gonfiore;
  • Difficoltà nel piegare o estendere il ginocchio;
  • Sensazione di cedimento dell’articolazione.


Nei casi più gravi il paziente potrebbe sperimentare una significativa limitazione funzionale, con un inevitabile peggioramento della qualità della vita.


Quali sono le cause della necrosi del ginocchio?


Nella maggior parte dei casi l’osteonecrosi al ginocchio è considerata idiopatica, cioè senza una causa certa e definita. Sono state formulate diverse ipotesi al riguardo:


  • Una teoria ipotizza che piccole fratture da stress o traumi possano alterare l’afflusso di sangue all’osso;
  • Un’altra teoria suggerisce che un accumulo di liquidi all’interno del tessuto osseo aumenti la pressione e riduca la circolazione, provocando la morte cellulare.


Ciò che, invece, appare certo e che mette d'accordo tutti è che questa patologia colpisce prevalentemente le donne.


Quali sono i fattori di rischio dell'osteonecrosi?


Diversi fattori aumentano la probabilità di sviluppare osteonecrosi al ginocchio. Tra i principali ci sono:


  • Età (più frequente dopo i 50 anni);
  • Sesso femminile;
  • Osteoporosi;
  • Uso cronico di corticosteroidi;
  • Assunzione eccessiva di alcol;
  • Traumi o microtraumi ripetuti al ginocchio;
  • Dislipidemie;
  • Coagulopatie;
  • Terapie farmacologiche che riducono la circolazione sanguigna locale;
  • Obesità;
  • Anemia falciforme;
  • Frattura dell'anca;
  • Talassemia;
  • Trapianti;
  • Lupus;
  • Pazienti sottoposti a trapianto renale e dialisi;
  • HIV;
  • Malattia di Gaucher.


Un importante studio condotto in Svezia ha analizzato la frequenza dell’osteonecrosi in una vasta popolazione di adulti sopra i 50 anni. I ricercatori hanno preso in esame più di 3,3 milioni di persone, seguendole per un periodo di 10 anni attraverso i registri sanitari nazionali.


I risultati sono stati sorprendenti: l’osteonecrosi è risultata circa 10 volte più comune rispetto a quanto indicavano studi precedenti. Nel corso del decennio, circa lo 0,4% dei partecipanti ha sviluppato la malattia, pari a oltre 13.000 casi, con un’incidenza di 4,7 casi ogni 10.000 persone per anno. Lo studio ha permesso anche di individuare i principali fattori di rischio. In particolare, è emerso che:


  • La frattura dell’anca aumenta di circa 8 volte la probabilità di sviluppare l'osteonecrosi;
  • Il trapianto di organo solido (come rene, fegato o cuore) aumenta il rischio di oltre 7 volte;
  • La dialisi aumenta il rischio circa 6,5 volte;
  • L'osteomielite (infezione ossea) è associata a un rischio 6 volte superiore.


Dunque, la frattura dell’anca è emersa come il fattore che più contribuisce al numero complessivo di casi mentre dialisi, osteomielite e trapianti rappresentano situazioni cliniche più rare ma comunque fortemente legate all’insorgenza della malattia.


Sui fattori di rischio dell'osteonecrosi appare utile conoscere anche il parere degli esperti. Il Dott. Jason Markle, ortopedico interventista, in un'intervista pubblicata sul portale web della Clinica Centeno Schultz ha spiegato quanto segue: "in rari casi, l'osteonecrosi potrebbe svilupparsi in conseguenza di un intervento chirurgico al menisco del ginocchio o a un intervento artroscopico".


Come si diagnostica l'osteonecrosi al ginocchio?


La diagnosi di osteonecrosi al ginocchio si basa sull’anamnesi, l’esame clinico e soprattutto sugli esami strumentali. Questo vuol dire che dovrai innanzitutto sottoporti a una visita ortopedica, nel corso della quale lo specialista del ginocchio ti porrà delle domande sui tuoi sintomi e su eventuali patologie di cui già soffri. La valutazione clinica, seppur importante, non sempre è sufficiente per pervenire ad una diagnosi attendibile al 100%.


Del resto, bisogna considerare che questa patologia è caratterizzata da diverse fasi. Ecco perché diventa fondamentale sottoporsi a degli esami strumentali, la cui efficacia può variare anche in base allo stadio della malattia. In linea generale, i test maggiormente utilizzati sono:


  • Risonanza magnetica;
  • Radiografia;
  • TAC.


Nelle fasi iniziali dell'osteonecrosi, la radiografia standard può risultare normale, motivo per cui la risonanza magnetica (RMN) è l’indagine più sensibile e consigliata. La RMN consente di individuare precocemente le aree necrotiche, monitorare l’evoluzione della malattia e distinguere l’osteonecrosi da altre patologie articolari come l’artrosi o le lesioni meniscali. La TAC può essere utile per valutare il grado di collasso osseo.


In ogni caso, una diagnosi tempestiva è fondamentale in quanto consente di intervenire precocemente e ridurre il rischio di ricorrere a trattamenti chirurgici invasivi.


FaseCaratteristiche cliniche/Esami diagnostici
InizialeDolore lieve, radiografie normali. RMN mostra alterazioni precoci
IntermediaDolore più intenso, rigidità. RX evidenzia alterazioni ossee
AvanzataDolore costante, limitazione funzionale. RX e TAC mostrano collasso osseo
TerminaleArtrosi secondaria. RX evidenzia deformità articolare


Come si cura l'osteonecrosi al ginocchio?


Il trattamento dell’osteonecrosi dipende dallo stadio della malattia. Nelle fasi iniziali si preferisce un approccio conservativo basato su:


  • Farmaci antidolorifici;
  • Fisioterapia;
  • Riduzione del carico articolare mediante tutori;
  • Infiltrazioni intra-articolari (acido ialuronico o PRP);
  • Onde d’urto.


L'obiettivo, in questa fase, è di alleviare il dolore, preservare la funzione articolare e ritardare il più possibile l'eventuale ricorso all'intervento chirurgico. Nei casi più gravi, quando il danno osseo è esteso, si può prendere in considerazione la soluzione chirurgica


Nei casi più gravi, quando il danno osseo è esteso, può essere necessario un intervento chirurgico. Le soluzioni maggiormente utilizzate in tal senso sono:


  • Core decompression (perforazione dell’osso per migliorare la vascolarizzazione);
  • Impianto di una protesi di ginocchio.


Tipo di trattamentoQuando è indicato/Obiettivi principali
Farmaci (FANS, analgesici)Fasi iniziali (ridurre dolore e infiammazione)
FisioterapiaTutte le fasi (mantenere mobilità e rinforzo muscolare)
Infiltrazioni (acido ialuronico, PRP)Fasi iniziali-intermedie (migliorare lubrificazione e ridurre dolore)
Onde d'urtoFasi iniziali (stimolare rigenerazione ossea)
Core decompressionFasi intermedie (migliorare apporto di sangue all'osso)
Protesi al ginocchioFasi terminali (ripristinare funzione articolare)


Quanto tempo ci vuole per guarire da una necrosi al ginocchio?


La durata del recupero da un’osteonecrosi al ginocchio dipende dallo stadio in cui viene diagnosticata e dal tipo di trattamento adottato. Nelle forme iniziali, con terapia conservativa, i sintomi possono migliorare nell’arco di alcuni mesi, anche se il monitoraggio clinico e radiologico è essenziale.


Nei casi in cui si renda necessario un intervento chirurgico, i tempi di recupero variano: dopo un “core decompression” servono circa 3-6 mesi, mentre dopo l’impianto di una protesi il percorso riabilitativo può durare dai 6 ai 12 mesi. In generale, prima si interviene, più brevi sono i tempi e più alte le possibilità di recupero funzionale.


fisioterapia per osteonecrosi ginocchio


Domande frequenti sull'osteonecrosi al ginocchio


Quanto è grave l’osteonecrosi al ginocchio?


L’osteonecrosi è una patologia seria perché può compromettere in modo irreversibile la struttura ossea. La gravità dipende dallo stadio della patologia: nelle forme iniziali è possibile rallentare la progressione, mentre nelle fasi avanzate la malattia porta a un collasso osseo con conseguente artrosi e ricorso alla protesi di ginocchio.


Può tornare dopo le cure o l’intervento?


Sì, purtroppo l’osteonecrosi al ginocchio può ripresentarsi anche dopo il trattamento, soprattutto nei pazienti che presentano fattori di rischio persistenti. Nei casi trattati chirurgicamente, il rischio di recidiva dipende dal tipo di intervento: le tecniche conservative come la decompressione del midollo osseo possono non sempre garantire una risoluzione definitiva mentre la protesi totale di ginocchio rappresenta l’opzione più radicale e riduce al minimo la possibilità di ritorno della malattia nell’articolazione operata.


L’osteonecrosi al ginocchio può colpire entrambi i lati?


, anche se nella maggior parte dei casi l’osteonecrosi al ginocchio colpisce un solo ginocchio.


Fonti e bibliografia


  • Bergman, J et al. “Epidemiology of osteonecrosis among older adults in Sweden.” Osteoporosis international : a journal established as result of cooperation between the European Foundation for Osteoporosis and the National Osteoporosis Foundation of the USA vol. 30,5 (2019): 965-973. doi:10.1007/s00198-018-04826-2;
  • Centenoschultz.com.

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