A cosa serve il ghiaccio al ginocchio?
Il ghiaccio è uno dei rimedi più utilizzati in caso di dolore o infortunio al ginocchio. L’applicazione del freddo, infatti, provoca una vasocostrizione locale che riduce il flusso sanguigno, limita il gonfiore e attenua il dolore. Si tratta di un rimedio particolarmente utile nelle prime fasi dopo un trauma (caduta, botta, distorsione), ma anche quando si manifestano infiammazioni legate a sovraccarico o attività sportiva.
Uno studio scientifico condotto su 21 soggetti ha dimostrato che un impacco di ghiaccio applicato per 20 minuti riduce in media del 38% il flusso arterioso e del 25% il flusso nei tessuti molli, oltre a diminuire il metabolismo osseo del 19%. Questi dati confermano come il ghiaccio possa limitare il danno tissutale e contenere l’infiammazione.
Naturalmente, se il dolore persiste o tende a peggiorare, è fondamentale rivolgersi a un ortopedico per indagare le cause sottostanti.
Come si mette il ghiaccio sul ginocchio?
Per ottenere benefici, il ghiaccio va applicato correttamente: mai a diretto contatto con la pelle, ma sempre avvolto in un panno o in una garza per evitare ustioni da freddo. È preferibile posizionare l’impacco direttamente sulla zona dolente (anteriore, laterale o posteriore del ginocchio a seconda del problema). Se possibile, è utile mantenere l’arto sollevato sopra il livello del cuore: in questo modo si favorisce il ritorno venoso e si riduce il gonfiore.
Perché il ghiaccio fa bene al ginocchio?
Il freddo agisce attraverso tre meccanismi principali:
- Riduzione del flusso sanguigno (meno edema e gonfiore);
- Diminuzione del metabolismo cellulare (protezione dei tessuti);
- Effetto analgesico (riduzione della sensibilità delle fibre nervose).
Questi benefici rendono il ghiaccio una vera e propria “prima terapia” in caso di infortuni lievi o infiammazioni da sovraccarico. Chiaramente, come sottolineano gli specialisti, l’applicazione del ghiaccio deve essere vista come un supporto, non come una cura definitiva: se il dolore non migliora, la visita ortopedica diventa imprescindibile.
Quando non mettere il ghiaccio sul ginocchio?
Non sempre il ghiaccio è indicato. È bene evitarlo in caso di:
- Problemi di circolazione o arteriopatie;
- Neuropatie periferiche (sensibilità ridotta, rischio di lesioni cutanee);
- Ferite aperte o infezioni cutanee.
Quante volte al giorno si può mette il ghiaccio sul ginocchio?
Il protocollo più diffuso è quello del 20 minuti sì / 20 minuti no, ripetibile fino a 4-5 volte al giorno nelle prime 48-72 ore dopo il trauma. Applicazioni più lunghe non aumentano l’efficacia, anzi potrebbero danneggiare i tessuti cutanei.
Per quanto tempo si deve tenere il ghiaccio sul ginocchio?

Ghiaccio e ginocchio: i vantaggi della crioablazione
Il ghiaccio è da sempre uno dei rimedi più utilizzati per ridurre dolore e infiammazione al ginocchio, specialmente dopo un trauma o uno sforzo intenso. La sua efficacia si basa sulla riduzione del flusso sanguigno e dell’attività nervosa, con conseguente sollievo dal dolore e contenimento del gonfiore.
Negli ultimi anni, però, la ricerca ha sviluppato una tecnologia innovativa che porta questo concetto a un livello superiore: la crioablazione. Si tratta di una procedura minimamente invasiva che utilizza il freddo per bloccare temporaneamente i nervi responsabili della trasmissione del dolore e che permette di ottenere un sollievo più rapido e duraturo rispetto alla semplice applicazione esterna di ghiaccio.
Come ha spiegato il dottor James King, ortopedico specializzato in medicina dello sport, in un'intervista pubblicata sul sito Bswhealth.com: “Percepiamo il dolore a causa della trasmissione dei segnali dalle terminazioni nervose al cervello. Con la crioablazione andiamo a interrompere temporaneamente questo meccanismo, offrendo ai pazienti un sollievo immediato e senza danneggiare i tessuti circostanti”.
A differenza del ghiaccio tradizionale, che agisce solo in superficie e con un effetto limitato nel tempo, la crioablazione è in grado di ridurre il dolore anche per diversi mesi, migliorando la mobilità articolare e la qualità della vita. Inoltre, può essere utilizzata sia nei pazienti con dolore cronico da artrosi che in coloro che si preparano a un intervento di protesi di ginocchio, per ridurre il dolore post-operatorio.
Ghiaccio tradizionale | Crioablazione |
Applicazione esterna con impacchi freddi | Procedura medica minimamente invasiva con sonda a freddo |
Durata effetto breve | Durata effetto prolungata (settimane o mesi) |
Agisce a livello superficiale, su tessuti molli e cute | Agisce direttamente sui nervi che trasmettono il dolore |
Indicato soprattutto per traumi acuti | Efficace in caso di dolore cronico da artrosi e per la gestione del dolore pre e post-chirurgico |
Autogestito a casa | Procedura eseguita da uno specialista |
Può causare irritazione o ustione da freddo | Possibili effetti collaterali: lieve gonfiore o ecchimosi |
Domande frequenti sul ghiaccio al ginocchio
Dove posizionare il ghiaccio sul ginocchio?
Direttamente sulla zona dolorosa: parte anteriore in caso di contusione, laterale per distorsioni, posteriore se c’è tensione muscolare o infiammazione dei tendini.
Il ghiaccio è utile per un ginocchio infiammato?
Sì, perché riduce il flusso sanguigno e quindi l’infiammazione. È però una soluzione temporanea: se il dolore è ricorrente o non passa, serve una valutazione ortopedica.
Il ghiaccio è un rimedio efficace per una botta al ginocchio?
Sì, soprattutto se applicato subito dopo il trauma, quando gonfiore e dolore sono più intensi.
Meglio il ghiaccio o il calore per il ginocchio?
- Il ghiaccio è indicato subito dopo un trauma o nelle prime 24-72 ore, perché riduce l’afflusso di sangue, limita gonfiore e infiammazione e allevia il dolore acuto;
- Il calore invece favorisce la circolazione, rilassa i muscoli e riduce le rigidità articolari, risultando utile in caso di dolore cronico, contratture o artrosi.
Terapia | Quando è indicata |
Ghiaccio |
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Calore |
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Fonti e bibliografia
- Ho, S S et al. “The effects of ice on blood flow and bone metabolism in knees.” The American journal of sports medicine vol. 22,4 (1994): 537-40. doi:10.1177/036354659402200417;
- Bswhealth.com.